giovedì 9 gennaio 2014

L'Omotossicologia e le fasi dell'infiammazione

La febbre di A. è finalmente finita e ora sembra stare molto meglio.
In questi giorni, studiando l’Omotossicologia per l’esame di Introduzione alla Naturopatia, ho trovato degli spunti di riflessione importanti proprio in merito al senso della malattia e al funzionamento dell’infiammazione, che mi sono stati utili nel guardare alla febbre di A. con occhi nuovi.

Secondo Reckeweg, fondatore dell’Omotossicologia, la malattia non è altro che una reazione organica di difesa dell’organismo e l’infiammazione ha il compito di bruciare le scorie che gli organi emuntori (=quelli che hanno il compito di eliminare le sostanze di rifiuto: fegato, pelle, polmoni, reni e vasi linfatici) non riescono ad eliminare.
Per questo motivo, sostiene, le infiammazioni non andrebbero mai represse con antibiotici o altro, ma andrebbero invece guidate e sostenute, altrimenti il corpo (che sa quello che è utile per noi e sa che queste scorie vanno in qualche modo eliminate) non si darà per vinto e prima o poi riaccenderà una nuova infiammazione.
Sintetizzando molto, un’infiammazione passa sempre attraverso due fasi:
• nella prima fase, il corpo produce ormoni infiammatori e la matrice cellulare (= è il tessuto interstiziale, la sostanza in cui sono immerse le cellule) diventa più fluida così che cellule immunitarie possano aggredire le tossine e digerirle (nb _ i batteri spesso aiutano in questo lavoro perché producono sostanze che fluidificano la matrice);
• nella seconda fase, il cortisone prodotto dal corpo aumenta fino a raggiungere il dosaggio che gli consente un’azione antinfiammatoria, la matrice si gelifica (torna cioè alla consistenza normale) e c’è la guarigione.
Se si somministra cortisone quando l’infiammazione è ancora nella prima fase, senza lasciare al corpo il tempo necessario per la digestione e la trasformazione delle tossine, si rischia di intrappolare ancora di più le tossine, come gli insetti che restano bloccati dentro l’ambra.

Queste letture mi hanno fatto riflettere su quanto nella nostra società si abbia ormai così paura della malattia da voler sempre intervenire, il prima possibile e per eliminare ogni sintomo.
La malattia invece è un segnale che il corpo ci manda, fosse anche solo per dirci che dentro di noi c’è un disequilibrio, o che abbiamo semplicemente bisogno di rallentare, o che dentro di noi qualcosa sta lavorando per eliminare le sostanze di rifiuto.

Da oggi in poi mi impegno a cercare di imparare a “ringraziare” ogni infiammazione… anche quelle di A.! ;)

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