martedì 4 febbraio 2014

La malattia secondo Edward Bach

Edward Bach, nato nel 1886 in Inghilterra, è stato un medico parecchio particolare: attento nel suo lavoro e nella cura dei pazienti, osserva presto come le terapie tradizionali siano spesso dolorose e fonte di sofferenza per i malati. Si mette quindi fin da subito alla ricerca di rimedi curativi che agiscano dolcemente.
A trentun anni gli viene affidato un intero ospedale e, nello stesso anno, gli muore la giovanissima moglie.
In seguito a questo lutto si ammala e gli viene diagnosticato un tumore alla milza con prognosi gravissima: tre mesi di vita. Lui non si perde d'animo e si butta nel suo lavoro di ricerca con ancora più slancio e passione. Dopo mesi di studi si ritrova guarito e inizia quindi a chiedersi quanto lo stato d'animo del paziente sia in realtà importante per la guarigione.
Si mette a raccogliere erbe, a osservare i fiori. Abbandona la medicina praticata fino ad allora e si trasferisce in Galles dove, nel giro di qualche anno, tra le migliaia di piante studiate, sceglie i suoi 38 rimedi, che da allora sono utilizzati in tutto il mondo e di cui parleremo nei futuri post.

Per Bach, la malattia alla sua origine non è materiale, ma soltanto l'ultimo effetto prodotto nel corpo, la risultante, di forze che agiscono per lungo tempo e in profondità. 
In ognuno di noi infatti vi sono uno o più "difetti essenziali", come li chiama lui, che ostacolano in modo particolare la nostra progressione verso la perfezione e che creano una dissociazione tra
- il Sè, la nostra Anima, la scintilla divina che si trova in ciascuno
- l'io, la nostra personalità, soggetta ai condizionamenti esterni.
La salute infatti per lui non è l'assenza di sintomi, ma un vibrare all'unisono con la propria Anima, fonte di ogni bene.

Nel lavoro su se stessi, grazie anche all'aiuto del terapeuta, il primo obiettivo deve essere quindi quello di imparare a conoscersi, osservare la prospettiva che si ha della vita, gli errori che si ripetono o quelli del momento, i difetti del carattere, le paure ma anche le qualità e i punti di forza. Nel trattamento di qualsiasi patologia la personalità gioca un ruolo più importante del corpo fisico; non è infatti la malattia che va curata, ma l'individuo! Quando la persona migliora, anche la malattia se ne va.
Come fare, però, per liberarsi di un difetto, una volta scoperto? Secondo Bach, non bisogna mai muovergli guerra, perchè tutto ciò su cui concentriamo la nostra attenzione cresce, si rafforza. Bisogna invece concentrarsi sulla "virtù" corrispondente, svilupparla, e vivere come se fosse già realizzata (il difetto infatti non è altro che la stessa virtù vissuta in modo distorto).
Un esempio? Se mi accorgo di vivere sempre le mie emozioni con grande intensità, di essere passionale senza mezze misure, di provare spesso sentimenti di gelosia, di invidia, di far fatica a perdonare, posso cominciare a ripetermi che sto imparando pian piano a vivere l'amore in modo disinteressato, a darmi agli altri e a godere del bene altrui.
E allora magari anche le infiammazioni acute, la febbre, le vampate, la forte tosse, andranno piano piano sparendo.

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